Gli investitori puntano su una mossa decisiva di MPS per conquistare Mediobanca
A due settimane dalla chiusura dell’operazione più significativa del risiko bancario italiano, le aspettative si concentrano su una possibile rivitalizzazione dell’proposta di Monte dei Paschi di Siena nei confronti di Mediobanca. L’offerta pubblica di scambio, avviata lo scorso 14 luglio e destinata a concludersi l’8 settembre, mostra ancora livelli di partecipazione contenuti, attestandosi attorno al 19,4% delle azioni in circolazione.
L’attuale scenario di mercato
La dinamica dei prezzi in Piazza Affari rivela chiaramente le aspettative degli operatori: mentre i titoli di Monte dei Paschi registrano progressi del 2,4%, raggiungendo quota 8,5 euro, le azioni Mediobanca segnano un incremento dell’1,6% a 21,85 euro. Questa divergenza evidenzia come il mercato stia già scontando una possibile revisione al rialzo delle condizioni proposte dall’istituto senese.
Il rapporto di scambio attuale prevede 2,53 azioni MPS per ogni titolo Mediobanca conferito, determinando tuttavia uno sconto del 4,6% rispetto alle quotazioni correnti di Piazzetta Cuccia. Tale divario rappresenta il principale ostacolo al successo dell’iniziativa, rendendo poco attraente la proposta per gli azionisti del target.
Le condizioni per il successo
Secondo gli analisti di settore, affinché l’operazione possa raggiungere gli obiettivi prefissati, sono necessarie almeno due condizioni fondamentali:
Primo scenario: un riequilibrio spontaneo delle valutazioni di mercato, con un deprezzamento di Mediobanca o un apprezzamento di MPS tale da eliminare l’attuale sconto.
Secondo scenario: un intervento diretto dell’amministratore delegato Lovaglio attraverso un rilancio formale dell’offerta, utilizzando parte delle risorse patrimoniali eccedenti stimate in oltre 2,8 miliardi di euro.
I vantaggi strategici dell’operazione
L’eventuale combinazione industriale darebbe vita al terzo polo bancario nazionale, posizionandosi dietro Intesa Sanpaolo e UniCredit. Il nuovo gruppo beneficerebbe di significative complementarità operative: da un lato la rete commerciale capillare di MPS nel segmento retail e PMI, dall’altro l’expertise di Mediobanca nell’investment banking e nella gestione patrimoniale.
Le sinergie previste riguarderebbero principalmente:
- Diversificazione dei ricavi attraverso l’integrazione di modelli di business complementari
- Ottimizzazione dei costi operativi e di struttura
- Accesso privilegiato ai flussi di Generali, dove Mediobanca detiene una partecipazione del 13%
Le resistenze di Piazzetta Cuccia
La dirigenza di Mediobanca, guidata dall’amministratore delegato Alberto Nagel, ha manifestato sin dall’inizio una posizione di ferma opposizione, definendo l’offerta “ostile” e “priva di razionale industriale”. Le principali obiezioni riguardano:
- Inadeguatezza del premio offerto agli azionisti
- Potenziali dissinergie stimate tra 460 e 665 milioni di euro
- Rischio di fuga dei talenti dal comparto investment banking
Il tentativo difensivo attraverso l’offerta su Banca Generali è stato respinto dall’assemblea dei soci, eliminando di fatto l’ultimo baluardo strategico contro l’acquisizione.
Le prospettive future
Con il fallimento della strategia difensiva di Mediobanca, la strada appare spianata per Monte dei Paschi. L’asse azionario composto dalla Delfin della famiglia Del Vecchio (9,9%) e dal gruppo Caltagirone (5%) sostiene apertamente l’iniziativa, rafforzando le possibilità di successo.
Il mercato rimane in attesa di segnali concreti: un rilancio dell’offerta di circa 260 milioni di euro potrebbe essere sufficiente per eliminare lo sconto attuale e convincere una maggioranza di azionisti ad aderire all’operazione.
L’esito di questa partita non influenzerà soltanto gli equilibri del settore bancario italiano, ma potrebbe avere ripercussioni significative anche su Assicurazioni Generali, considerando la storica influenza di Mediobanca nelle dinamiche del gruppo assicurativo.
Conclusioni
Mentre si avvicina la scadenza dell’8 settembre, tutte le attenzioni sono concentrate su Rocca Salimbeni. La decisione di procedere o meno con un rilancio rappresenterà un momento cruciale per il futuro assetto del sistema finanziario nazionale e per la realizzazione di quel “terzo polo” bancario tanto auspicato dalle istituzioni.