Oro, il taglio dei tassi Fed accende un nuovo rally: il lingotto si conferma rifugio strategico
L’attesa per la prima sforbiciata ai tassi statunitensi anima i mercati e riporta l’oro sotto i riflettori. L’oncia ha riaggiornato i massimi storici mentre gli operatori rafforzano le scommesse su una Federal Reserve pronta ad abbandonare la stretta monetaria. In un contesto di volatilità geopolitica e dubbi sulla crescita, il metallo prezioso torna a essere la coperta di sicurezza del portafoglio.
I driver di mercato
Le mosse della Federal Reserve
Gli ultimi dati macro USA hanno alimentato il consenso su un taglio dei Fed Funds nei prossimi mesi: rendimenti dei Treasury in calo e dollaro più debole aprono spazio al rally del lingotto. Storicamente, un allentamento della politica monetaria riduce il costo opportunità di detenere asset privi di cedola come l’oro, favorendone la domanda sia fisica sia finanziaria.
Il ruolo delle banche centrali
Un ulteriore sostegno arriva dagli acquisti record delle banche centrali, con la People’s Bank of China ancora tra i protagonisti. L’accelerazione delle riserve ufficiali – sottolinea l’analisi – conferma la strategia di diversificazione dal dollaro e contribuisce a irrigidire l’offerta sul mercato spot. Il World Gold Council ha già segnalato un 2024 di acquisti ai massimi da trent’anni, trend che, secondo diversi operatori, dovrebbe proseguire anche nel 2025.
Impatto sui titoli minerari
La corsa dell’oncia si riflette in Borsa: Newmont, Barrick Gold e Agnico Eagle registrano performance superiori agli indici di riferimento, beneficiando di margini in espansione. Il rally si intreccia con notizie societarie di peso: Newmont ha completato l’integrazione degli asset acquisiti da Newcrest, mentre Barrick ha confermato il via libera al progetto Reko Diq in Pakistan, iniziative che rafforzano le pipeline produttive e attirano l’attenzione degli investitori focalizzati su free cash flow e dividendi.
Prospettive e conclusioni
La solidità dell’oro non dipende soltanto dall’arbitraggio di breve periodo legato ai tassi, ma da una rinnovata narrazione strategica. L’inflazione, pur in discesa, resta sopra i target delle principali banche centrali, i rischi geopolitici permangono e i listini azionari scontano valutazioni tirate. In questo scenario, l’esposizione al metallo giallo – tramite lingotti fisici, Etf o colossi minerari – continua a offrire copertura e diversificazione.
Il mercato rimane sensibile alle parole del presidente Jerome Powell: un calendario di tagli più aggressivo potrebbe spingere nuove ondate di acquisti, mentre un atteggiamento attendista favorirebbe prese di profitto. Tuttavia, la robusta domanda istituzionale suggerisce che eventuali correzioni verrebbero assorbite rapidamente. Per gli investitori, il messaggio è chiaro: l’oro si conferma un asset da monitorare con attenzione in vista delle prossime riunioni del FOMC, ribadendo il suo ruolo di porto sicuro in un contesto monetario in rapida evoluzione.