Nel terzo trimestre, il Paese del Dragone registra una crescita economica più lenta rispetto a quello precedente, pur mantenendo una produzione in continua espansione.
Cina, economia a rilento nel terzo trimestre 2025
Secondo quanto diffuso dall’Ufficio nazionale di statistica, l’economia della Cina ha registrato una crescita del 4,8% su base annua nel terzo trimestre, in calo rispetto al 5,2% del periodo aprile-giugno. Mentre su base congiunturale il PIL ha mostrato una crescita dell’1,1%.
Un dato “sconfortante” per il Paese asiatico, visto che si tratta del dato più debole dal terzo trimestre del 2024. Anche le vendite al dettaglio segnano un rallentamento: +3% a settembre rispetto al +3,4% di agosto, segnando il ritmo più debole da oltre un anno.
Buone notizie invece per quanto riguarda la produzione industriale e la disoccupazione. L’Ufficio di statistica segnala infatti una produzione industriale in espansione al +6,5% annuo, contro il +5,2% di agosto e il +5% stimato dal mercato. A sua volta, la disoccupazione nelle aree urbane scende al 5,2% da 5,3% di agosto, superando le stime.
Dai dazi all’immobiliare: i fattori dietro il rallentamento
Al centro di questo leggero calo del PIL trimestrale cinese c’è la rinnovata tensione commerciale con gli USA. Non è ancora chiaro se Trump introdurrà davvero dal 1° novembre un dazio del 100% sui prodotti cinesi come “ritorsione” per le restrizioni di Pechino sull’export di terre rare.
Tutto dipenderà da come andranno i nuovi colloqui in arrivo: la Casa Bianca ha recentemente confermato nuovi incontri tra il segretario al Tesoro Scott Bessent e il vicepremier cinese He Lifeng, appunto con l’obiettivo di disinnescare i piani tariffari.
Oltre ai dazi, a rallentare la crescita contribuiscono anche i consumi interni e il settore immobiliare, che secondo gli economisti potrebbero alimentare spinte deflazionistiche, limitando il potenziale di crescita della Cina.
Nel caso dei consumi, il rallentamento è dovuto al calo delle vendite di elettrodomestici, prodotti audiovisivi, gioielli e articoli sportivi. Al contrario, si confermano in lieve ripresa i beni alimentari, l’abbigliamento, i cosmetici e la telefonia.
Sul fronte immobiliare, la Cina convive da anni con un settore ad alto indebitamento. Non a caso, dal 2020 ha avviato una stretta che però ha avuto effetti pesanti, aumentando il rischio di una deflazione prolungata.
Occhi sul Plenum e sui dazi: un consiglio per investitori e possessori di certificate
Da oggi fino al 23 ottobre, l’attenzione dei mercati sarà tutta rivolta al quarto Plenum del Partito Comunista Cinese. Un appuntamento cruciale per il governo di Xi Jinping, in cui potrebbero essere delineate nuove politiche di sostegno ai consumi nei piani quinquennali previsti dal 2026.
Nel frattempo, investitori e possessori di certificate dovranno valutare con attenzione l’attuale scenario cinese. I mercati, al momento, reagiscono positivamente, con l’indice Composite di Shanghai in rialzo dello 0,67% a 3.865,55 punti, mentre quello di Shenzhen in aumento dell’1,20% a 2.425,64 punti. Va detto però che questo slancio deriva dalla spinta dell’amministrazione Trump a ridurre le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, oltre che per l’avvio del Plenum.
Nel medio-lungo periodo, se non si dovesse trovare un accordo e il dazio venisse effettivamente introdotto, le oscillazioni nei prezzi dei sottostanti potrebbero accentuarsi in maniera significativa.
A questo si aggiunge l’incertezza sulle politiche interne del governo cinese, chiamato a intervenire sui due sopramenzionati punti deboli dell’economia: il settore immobiliare e i consumi. Eventuali misure di stimolo ai consumi e incentivi per il mercato immobiliare potrebbero sostenere i mercati e stabilizzare i rendimenti dei certificate, mentre un rallentamento prolungato dei consumi o un aggravio dei problemi immobiliari potrebbe esercitare pressioni negative sui prodotti già emessi.