Ritorna sul tavolo l’ipotesi di un “contributo” a carico delle banche per reperire risorse in vista della prossima Manovra di Bilancio. Una scelta che potrebbe creare non pochi problemi agli istituti di credito.
Contributo dalle banche: almeno 3 miliardi per la Manovra
A riportare al centro del dibattito politico la questione è la Lega, che propone alle banche un contributo di 5 miliardi di euro per sostenere famiglie, artigiani, commercianti e imprese.
Una cifra che nelle ultime ore, secondo alcune fonti della maggioranza, si sarebbe ridotta, anzi dimezzata: l’obiettivo ora sarebbe di raccogliere 2,5-3 miliardi.
Partendo però da una trattativa tra Governo e banche, e non imponendo all’improvviso degli oneri dall’alto.
Lo stesso vicepremier Tajani ha rimarcato che “con le banche bisogna dialogare: il principio del dialogo porta a risultati. Se faccio una vessazione sulle banche, spavento i mercati, nessuno vuole più venire a investire“.
Dello stesso avviso è la Premier Meloni, che sulla questione precisa: “non dobbiamo escludere nessuna ipotesi, ma si potrebbe per esempio avviare un confronto positivo col sistema bancario come abbiamo fatto anche lo scorso anno“.
L’impatto sul mercato e le ipotesi di tassazione
La sola notizia di una possibile tassazione nei confronti delle banche ha immediatamente pesato sui mercati, portando la giornata di apertura della Borsa sotto il segno del rosso per istituti come Banco BPM, Banca MPS, Banca Popolare di Sondrio, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e UniCredit.
E questo nonostante non si sappia ancora nulla su come possa essere questo contributo.
A tal riguardo, la banca d’investimenti Intermonte ha indicato alcune possibili modalità, tra cui un prolungamento della sospensione della compensazione delle DTA (Deferred Tax Asset), una tassa sul valore del buyback effettuato, oppure un aumento temporaneo dell’IRES (imposta sui redditi delle società). Possibile anche una tassa calcolata sul margine d’intermediazione, seguendo il modello spagnolo.
Si tratterebbe comunque di misure che, salvo un rialzo dell’IRES, non avrebbero un impatto rilevante né sugli utili né sulla liquidità delle banche.
Nel caso del prolungamento della sospensione della compensazione delle DTA, esso “avrebbe anche impatto marginale e solo in termini di liquidità“, mentre un’aliquota sul valore dei buyback “avrebbe un impatto marginale sugli utili delle banche, e solamente circoscritto a Unicredit e parzialmente a Intesa Sanpaolo“.
Non a caso, proprio questi due istituti hanno portato a termine di recente diversi programmi di buyback: solo Intesa, nell’ultima tranche, ha riacquistato oltre 22 milioni di azioni.
Rischio contraccolpo per i possessori di certificate
Qualsiasi intervento percepito come “penalizzante” per il settore bancario, come appunto un “contributo”, difficilmente non si rifletterà anche sui prodotti collegati. A partire dai certificate legati ai titoli degli istituti coinvolti.
Supponiamo che una di queste misure diventi la base del “contributo”.
Nel caso di un aumento dell’IRES o di una tassa sui buyback, i certificate con meccanismi legati alle prestazioni delle banche potrebbero registrare variazioni nei pagamenti periodici.
Diversamente, la sospensione della compensazione delle DTA avrebbe impatti più contenuti, riguardando soprattutto la liquidità degli istituti senza incidere direttamente sui prezzi dei certificate nell’immediato.
È importante ricordare che, al momento, si tratta solo di scenari ipotetici. Per gli investitori, ciò che conta davvero è monitorare da vicino l’evoluzione della vicenda e osservare come il mercato reagirà nell’eventualità che il contributo venga introdotto.