BCE ed effetto dazi, l’Europa ha le spalle larghe
La presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha ribadito che l’economia dell’Eurozona resta “resiliente”, pur riconoscendo un rallentamento all’orizzonte. Le tensioni commerciali innescate dai nuovi dazi statunitensi e la frenata della domanda globale costituiscono i fattori di rischio principali, ma Bruxelles – sostiene Lagarde – dispone di fondamentali solidi e di margini di manovra per assorbire eventuali urti.
Lagarde fotografa un’economia resiliente
Nel suo intervento, la numero uno della BCE ha ricordato che occupazione e salari continuano a crescere, sostenendo i consumi interni e compensando la debolezza del comparto manifatturiero. Il tasso di disoccupazione resta vicino ai minimi storici e i programmi di investimento comunitario, dal Recovery Fund ai fondi di coesione, mantengono vivo il ciclo degli appalti pubblici. Nonostante ciò, la crescita è destinata a “restare contenuta nel breve termine”, anche per effetto dell’inasprimento delle condizioni finanziarie che la stessa Banca centrale ha dovuto varare per riportare l’inflazione verso il target del 2%.
I driver di sostegno nel breve periodo
Lagarde ha sottolineato tre pilastri: forza del mercato del lavoro, risparmi accumulati dalle famiglie durante la pandemia e calo progressivo dell’inflazione headline. Proprio la dinamica dei prezzi, seppur in discesa rispetto ai picchi del 2022, continua a essere “troppo elevata per un rientro immediato all’obiettivo”, circostanza che obbliga Francoforte a mantenere un approccio prudente. In questo contesto le imprese esportatrici, soprattutto automotive e beni di investimento, restano le più esposte all’incertezza commerciale. Diverse società europee hanno già segnalato in conference call la necessità di rivedere le catene di fornitura per mitigare possibili costi aggiuntivi legati ai dazi.
Analisi del possibile rallentamento
La BCE prevede che la spinta della domanda interna possa affievolirsi nella seconda metà dell’anno, quando l’effetto dell’inasprimento monetario peserà in modo più evidente su credito a famiglie e imprese. Il quadro internazionale, segnato da una crescita cinese più debole e dalle dispute tariffarie con Washington, aggiunge un ulteriore strato di complessità. Secondo Lagarde, tuttavia, “l’Europa ha le spalle larghe” grazie a bilanci societari più solidi rispetto al passato e a un sistema bancario più capitalizzato, come mostrato dagli ultimi stress test dell’Eba.
Impatto dei dazi e scenari di politica monetaria
Qualora l’escalation protezionistica dovesse proseguire, la BCE monitorerà gli effetti sull’output gap e sulle aspettative di inflazione, pronta a intervenire con strumenti mirati di liquidità o con la flessibilità dei reinvestimenti del PEPP. Finora il Consiglio direttivo non ha discusso di nuovi tagli dei tassi, ma non esclude aggiustamenti qualora le prospettive peggiorassero in modo significativo.
Conclusioni: resilienza sì, ma vigilanza necessaria
Il messaggio che arriva da Francoforte è duplice: da un lato l’economia europea appare in grado di incassare l’impatto dei dazi grazie alla solidità del mercato del lavoro e alle politiche fiscali espansive; dall’altro lato, il rallentamento incombente richiede prudenza sia sul fronte della politica monetaria sia su quello della competitività internazionale. In definitiva, l’Europa “ha le spalle larghe”, ma dovrà continuare a investire in innovazione, diversificare i mercati di sbocco e mantenere un coordinamento stretto tra governi e istituzioni comunitarie per trasformare la resilienza di oggi in crescita duratura domani.