Risiko bancario, nuova puntata: Banco BPM corteggiata dai big francesi
Banco BPM torna al centro della scena finanziaria italiana. Secondo quanto riportato da fonti di stampa, il titolo continua a catalizzare l’attenzione degli operatori di Piazza Affari grazie a voci insistenti su un possibile interesse di colossi transalpini, ipotesi che il mercato sembra prendere sul serio. Sullo sfondo resta la partita delle alleanze bancarie in Europa, in cui la banca guidata da Giuseppe Castagna appare sempre più come una pedina chiave.
Perché Banco BPM è diventata l’obiettivo ideale
Il dossier su Banco BPM non nasce oggi. Già nel 2022 Crédit Agricole ha rilevato poco meno del 10 per cento del capitale, mossa interpretata dagli analisti come un primo passo verso un’eventuale integrazione futura. Il gruppo francese ha smentito l’intenzione di lanciare un’Opa, ma il posizionamento strategico resta e continua a scaldare il cuore di altri potenziali interessati. L’istituto milanese dispone di un forte radicamento nel Nord Italia, margini operativi in miglioramento e un patrimonio di crediti fiscali che accrescerebbe la dote di chiunque volesse rilevarlo. A ciò si aggiunge il fatto che, a differenza di altri player domestici, Banco BPM non è protetta da patti di sindacato blindati, caratteristica che alimenta il cosiddetto risiko.
I rumors su Société Générale e BNP Paribas
Le indiscrezioni più recenti menzionano non solo Crédit Agricole, già presente nel capitale, ma anche Société Générale e BNP Paribas, interessate a espandersi nel mercato retail italiano. Le possibili sinergie commerciali e di costo rendono il dossier appetibile, mentre la capitalizzazione di Banco BPM, ancora lontana dai picchi pre-pandemia, offre margini di premio interessanti in caso di offerta pubblica d’acquisto. Per ora, tuttavia, non esistono comunicazioni ufficiali né tantomeno contatti avanzati: tutto resta confinato al campo delle ipotesi, sebbene l’andamento del titolo riveli un crescente ottimismo degli investitori.
Le possibili contromosse di UniCredit
L’altro grande protagonista potenziale, noto ovviamente a tutti è UniCredit. Sotto la gestione di Andrea Orcel, l’istituto ha completato la cessione degli asset russi e avviato un ambizioso piano di buy-back, guadagnando flessibilità patrimoniale. L’operazione su Banco BPM, interrotta a suo tempo, consentirebbe a UniCredit di rafforzare la propria quota di mercato domestica, in particolare nel segmento delle Pmi del Nord, e di difendere il perimetro italiano dall’assalto dei concorrenti esteri. L’ostacolo principale resta la valutazione: una competizione con le banche francesi comporterebbe un aumento del premio necessario a convincere gli azionisti di BPM.
Conclusioni: una partita apertissima
Il risiko bancario italiano entra dunque in una fase cruciale. Banco BPM rappresenta un asset troppo strategico per non attirare l’attenzione di più pretendenti, francesi o domestici che siano. La Borsa, per ora, scommette su una soluzione che valorizzi il terzo gruppo bancario italiano; il management continua a concentrarsi sull’esecuzione del piano industriale, lasciando al mercato il compito di interpretare gli scenari. In assenza di annunci formali, l’unica certezza è che la scacchiera delle fusioni rimane in continua evoluzione, pronta a regalare nuovi colpi di scena nelle prossime settimane.