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Estate poco tranquilla sui mercati USA? Il “Buffet Indicator” segnala potenziale crollo del mercato

Last updated: 11/07/2025 9:17 am
Redazione
Published: 11/07/2025
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Buffett Indicator ai massimi storici: il mercato azionario Usa rischia davvero una bolla?

Il termometro di Warren Buffett sfonda quota 200%

La rincorsa dei listini statunitensi, alimentata dall’euforia per l’intelligenza artificiale, ha spinto il Buffett Indicator al livello più elevato di sempre. Secondo le elaborazioni pubblicate da The Motley Fool, la capitalizzazione complessiva delle società quotate a New York ha superato i 65 mila miliardi di dollari, mentre il prodotto interno lordo si aggira sui 32 mila miliardi: il rapporto Capitalizzazione/Pil veleggia quindi oltre il 200 %, ben sopra la soglia d’allerta (120 %) indicata dallo stesso Warren Buffett per identificare mercati surriscaldati.

Che cos’è il Buffett Indicator e perché rimane rilevante

Dal 2000 alla Fed odierna: un confronto storico

Il Buffett Indicator misura il valore del mercato rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese. Nel 2000, alla vigilia dello scoppio della bolla dot-com, il dato raggiunse il 146 %. Oggi il divario è ancora più marcato, nonostante tassi d’interesse molto più alti di quelli di vent’anni fa. La Federal Reserve, dopo gli ultimi rialzi, mantiene i Fed Funds al 5,25-5,50 %, aggiungendo pressione sui multipli di Borsa. Ciononostante, l’S&P 500 ha registrato nuovi record, sospinto soprattutto dai colossi tecnologici.

Le valutazioni record dei giganti tech

Apple, tornata sopra i 3 mila miliardi di capitalizzazione dopo il lancio del Vision Pro, e Microsoft, che ha appena annunciato un maxi investimento da 10 miliardi nel cloud AI, rappresentano da sole oltre il 13 % dell’intero mercato statunitense. Nvidia, fresca di un’ulteriore revisione al rialzo delle stime sugli utili, vale più di 2,7 mila miliardi e tratta a oltre 40 volte gli utili futuri. Tesla, nonostante l’erosione dei margini dovuta alla strategia di sconti, continua a scambiare su multipli tripli rispetto alla media del comparto automobilistico. Questa concentrazione di valore rende l’indicatore particolarmente sensibile alle variazioni dei titoli tecnologici, accentuando i timori di una correzione qualora le aspettative sugli utili venissero deluse.

Altri segnali di tensione (e qualche voce fuori dal coro)

Oltre al Buffett Indicator, anche il rapporto prezzo/vendite dello S&P 500 ha toccato nuovi massimi, mentre il livello di margin debt è salito ai picchi del 2021. Tuttavia, alcuni strategist – tra cui Michael Wilson di Morgan Stanley – ricordano che l’attuale ciclo di investimenti sull’AI potrebbe generare incrementi di produttività tali da giustificare multipli superiori alla media storica.

Conclusioni: cautela sì, ma senza allarmismi

Il nuovo record del Buffett Indicator suggerisce che il mercato statunitense è caro in termini storici; ciò non significa però che una correzione sia imminente o inevitabile. Gli investitori istituzionali monitorano con attenzione gli utili del secondo semestre e le prossime mosse della Fed: sorprese positive sulla crescita o sull’inflazione potrebbero prolungare il rally. Al contrario, un rallentamento dell’economia o del flusso di ordini nell’AI potrebbe innescare prese di profitto diffuse. In ogni caso, l’indicatore di Buffett ricorda che, in fasi di entusiasmo collettivo, la disciplina sulla valutazione resta la migliore difesa contro le bolle speculative.

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