Mediobanca e Caltagirone la convocazione dell’assemblea e la sfida sulla trasparenza
Nelle ultime ore il consiglio di amministrazione di Mediobanca ha ufficializzato la decisione di convocare un’assemblea straordinaria per deliberare su alcune modifiche statutarie, mossa che l’istituto definisce un atto di massima trasparenza verso il mercato. Immediata la replica dell’azionista Francesco Gaetano Caltagirone, che da mesi chiede un rafforzamento dei meccanismi di governance e una maggiore tutela dei soci di minoranza.
L’episodio arriva in un momento cruciale per la banca guidata da Alberto Nagel, reduce da risultati trimestrali superiori alle attese e dalla recente presentazione del piano strategico al 2026, imperniato su wealth management e crescita organica. La contrapposizione con il costruttore romano rischia però di riaccendere le tensioni tra grandi soci, a cominciare da Delfin, primo azionista con oltre il 19 per cento del capitale.
Il contesto finanziario e le ultime mosse dei protagonisti
Negli ultimi dodici mesi Mediobanca ha visto salire l’utile netto a quota 1,2 miliardi di euro, beneficiando di tassi d’interesse ancora elevati e di commissioni record nella gestione del risparmio. Parallelamente il gruppo Caltagirone ha progressivamente incrementato la propria partecipazione fino a sfiorare il 3 per cento, mossa letta come tentativo di accrescere il peso negoziale già sperimentato nel lungo braccio di ferro su Generali.
Rilievi di Caltagirone e strategia del board
Secondo l’imprenditore la convocazione di un’assemblea straordinaria dovrebbe essere subordinata a un confronto preliminare con gli azionisti di peso, mentre il board ribadisce di aver scelto questa strada proprio per garantire pari opportunità informative a tutti i soci. Nella proposta di modifica statuaria rientra l’introduzione del voto maggiorato, strumento che premierebbe la stabilità dell’azionariato ma che potrebbe ridurre l’influenza delle minoranze più dinamiche.
Il peso degli investitori istituzionali e il ruolo di Delfin
Gli investitori esteri, oggi titolari di circa il 46 per cento del capitale, guardano con attenzione alla disputa: la loro posizione sarà determinante nell’assemblea prevista per la fine di luglio. Delfin, già protagonista del recente rinnovo del board, non ha ancora sciolto le riserve; i mercati, tuttavia, scontano un orientamento favorevole alle proposte del management, considerato il buon andamento operativo e la forte generazione di cassa.
Conclusioni e prospettive per il mercato
La chiamata alle urne rappresenta un test di maturità per la governance di Mediobanca. Se la linea del consiglio prevarrà, l’istituto potrà contare su un assetto più stabile nella fase di esecuzione del piano industriale, con riflessi positivi sulla valutazione di Borsa e sul costo del capitale. Un successo di Caltagirone, al contrario, aprirebbe a scenari di revisione strategica e a un possibile rimescolamento degli equilibri tra i grandi soci, con effetti ancora difficili da quantificare.
Per il sistema finanziario italiano il confronto assume un valore più ampio: dimostrare che il dialogo tra management e shareholder può avvenire in modo trasparente e ordinato è essenziale per attrarre nuovi capitali in un contesto internazionale sempre più competitivo.