In occasione del FutureChina Global Forum, il fondatore di Bridgewater, Ray Dalio, ha lanciato l’allarme sulla situazione del debito USA, e della situazione complessa in cui si trova la prima economia mondiale.
Il peso crescente del debito federale USA
Facciamo un breve preambolo sulla situazione economica in America. In particolare sul debito, un problema da diverse decine di migliaia di miliardi di dollari. Per la precisione, oggi il debito federale “detenuto dal pubblico” ammonta a circa 28,3mila miliardi di dollari, e circa due terzi di esso si sono accumulati solo negli ultimi 24 anni.
Si parla di un debito che oggi sfiora il 97,8% del PIL, ma che secondo le ultime previsioni del Congressional Budget Office, sulla base della legislazione vigente, arriverà al 118% nei prossimi dieci anni.
Un incremento che renderà sempre più difficile il pagamento degli interessi: nello stesso intervallo di tempo il deficit crescerà da 1,9 a 2,7mila miliardi di dollari annui (attorno al 6% del PIL), mentre la spesa per interessi ammonterà a circa 21mila miliardi, salendo da una media del 2,1% del PIL (dal 1975 al 2024) al 4,1%.
E questo a fronte di entrate erariali pari a solo il 17,3% del PIL nazionale, con un incremento stimato di appena l’1% entro il 2035, mentre la spesa pubblica lieviterà del 3% del PIL in più.
Ma non solo. A causa dell’enorme stock del debito, il Tesoro si ritroverà con un costo di mantenimento sempre più pesante. Gli interessi pagati ai detentori delle obbligazioni nell’anno fiscale 2024 (ottobre 2023-settembre 2024) sono ammontati a circa 882 miliardi (quattro anni prima la cifra era di 345 miliardi).
Una crescita sproporzionata che ha portato gli interessi sul debito ad assorbire il 13% del bilancio dello scorso anno (per intenderci, la spesa della previdenza sociale è del 21%, mentre quella per la difesa è del 12,5%).
Un quadro tutt’altro che rassicurante, che dà pieno valore all’allarme lanciato da Ray Dalio.
Le parole di Ray Dalio al FutureChina Forum
Durante un panel del FutureChina Global Forum a Singapore 2025, Ray Dalio ha sottolineato come gli Stati Uniti non siano più in grado di contenere una spesa pubblica ormai fuori controllo, che continua ad alimentare il debito e a minacciare la stabilità dell’ordine monetario.
Dalio ha ricordato che, solo quest’anno, gli USA spenderanno 7.000 miliardi di dollari a fronte di entrate per appena 5.000 miliardi. Considerando i pagamenti di interessi (1000 miliardi) e il rinnovo dei prestiti in scadenza (9mila miliardi), “questo significa che bisogna vendere 12.000 miliardi di dollari di debito”.
Il problema, ha spiegato Dalio, è che “il mercato globale non ha più la stessa domanda per quel debito, e ciò crea uno squilibrio tra domanda e offerta”.
Cosa fare allora? Per Dalio, la strada maestra è la riduzione del deficit, ricordando di aver proposto mesi fa al Congresso di portarlo dal 7,5% al 3% del PIL. Una proposta che, all’epoca, aveva però trovato una resistenza bipartisan.
Come devono comportarsi gli investitori?
Per quanto le preoccupazioni di Dalio siano realistiche, è bene sottolineare che gli Stati Uniti restano comunque la prima economia mondiale. Un’economia solida, profondamente integrata nei mercati globali e forte del dollaro, che rimane valuta di riserva internazionale. E con i Treasury Bonds che continuano a essere considerati l’asset sicuro per eccellenza.
Sebbene l’attuale scenario sia ben lontano dal configurarsi come un rischio di default, la crescita inarrestabile del debito e il peso crescente degli interessi sono elementi che non bisognerebbe sottovalutare.
Davanti a ciò, gli investitori e i detentori di certificati dovrebbero infatti mantenere un approccio prudente. Questo significa monitorare attentamente le riforme fiscali dell’amministrazione Trump, valutare la solidità dei propri portafogli e considerare forme di diversificazione.
Pertanto, al momento non ci sono segnali di emergenza immediata, ma il consiglio implicito di Dalio agli investitori è chiaro: non ignorare le crepe che si stanno aprendo nel sistema finanziario americano.