È appena iniziata la tornata autunnale dei dividendi a Piazza Affari, e sei importanti aziende hanno distribuito le cedole ai propri azionisti. Tra i protagonisti, ENI e StMicroelectronics, ma non solo.
Dividendo Eni 2026: tutti i dettagli
Con data di pagamento oggi 24 settembre, ENI ha ufficializzato lo stacco della prima tranche del dividendo 2026, relativo all’esercizio 2025.
Il dividendo complessivo ammonta a 1,05 euro per azione, distribuito in quattro tranche, con la prima cedola pari a 0,26 euro per azione. Per la precisione, le prime tre cedole saranno pari a 0,26 euro ciascuna, mentre l’ultima sarà di 0,27 euro.
La decisione di suddividere il pagamento in più tranche risponde a una duplice logica: consentire agli azionisti di ricevere i dividendi in modo graduale e garantire alla società una maggiore flessibilità nella gestione della liquidità.
Rispetto all’anno precedente, però, il rendimento si presenta più contenuto. Il dividendo ENI 2025, relativo all’esercizio 2024, era stato di 1 euro per azione, ripartito in quattro rate da 0,25 euro ciascuna.
Oltre allo stacco del dividendo, il vero focus per ENI resta quello della remunerazione complessiva degli azionisti. Negli ultimi anni, infatti, il gruppo ha affiancato ai pagamenti ordinari anche consistenti programmi di buyback, con l’obiettivo di incrementare il valore per i propri investitori.
Un esempio arriva dal più recente programma: il 15 settembre 2025 la società ha acquistato 537.858 azioni proprie, pari allo 0,02% del capitale sociale, a un prezzo medio ponderato di 14,8738 euro per azione, per un controvalore complessivo vicino agli 8 milioni di euro.
Altre aziende, altre cedole: StM, Piaggio e non solo
Oltre a ENI, altre realtà industriali hanno staccato la propria cedola. Come StMicroelectronics (StM), azienda italo-francese attiva nel settore dei semiconduttori: la società ha corrisposto la seconda tranche del dividendo 2024, pari a 0,0762 euro per azione (circa 0,09 dollari, su un totale annuo di 0,36 dollari).
A seguire Piaggio, che ha staccato l’acconto 2025 pari a 0,04 euro per azione. E De’ Longhi, che paga la seconda tranche dell’esercizio 2024, pari a 0,42 euro per azione. Da segnalare anche Sesa, che distribuisce la cedola ordinaria di 1 euro per azione, mentre Poligrafici Printing versa la seconda tranche 2024 pari a 0,0075 euro per azione.
C’è da dire che il “peso” delle cedole a livello azionario non è stato così preponderante. Considerando solo le due principali cedole (ENI e StM), l’impatto complessivo stimato sul Ftse Mib non è andato oltre i 40 punti (meno dello 0,1%).
Dividendi e certificate: cosa cambia per gli investitori
Per gli investitori e i possessori di certificate, lo stacco delle cedole comporta conseguenze immediate sul valore degli strumenti derivati legati ai titoli.
Quando aziende come ENI o StMicroelectronics distribuiscono dividendi, il prezzo dell’azione tende a calare di un importo pari alla cedola staccata. Ciò avviene perché i possessori delle azioni ricevono meno denaro dall’investimento a causa della distribuzione del dividendo. Ovviamente, tutto ciò si riflette anche sul valore dei certificate.
Va detto però che i programmi di buyback, come quello recente di ENI, possono sostenere il prezzo dell’azione, bilanciando in parte l’effetto dello stacco della cedola. Inoltre, nel caso di pagamenti frazionati in più tranche, come avviene per ENI, l’impatto sul prezzo risulta più graduale, riducendo la volatilità e rendendo più prevedibile l’andamento del certificate sul mercato.