Via libera al taglio dei tassi di interesse: la Federal Reserve ha deciso di ridurre il costo del denaro, abbassando il range target al 4%-4,25%. Una mossa che segna il ritorno a una fase di allentamento della politica monetaria, e con la prospettiva di nuovi tagli nel corso del 2025.
Il primo passo di una stagione più accomodante
Con 11 voti su 12 favorevoli, il Federal Open Market Committee (FOMC), l’organo decisionale della FED, ha approvato una riduzione di 25 punti base. Si tratta del primo taglio dopo quello di dicembre 2024, che aveva chiuso un anno già segnato da tre interventi consecutivi: -50 punti a settembre, -25 a novembre e -25 a dicembre.
Probabilmente non sarà nemmeno l’unico del 2025. Secondo i dot-plot (ossia le proiezioni trimestrali dei membri del FOMC sulle intenzioni future), entro la fine del 2025 potrebbero arrivare altri due tagli da 25 punti ciascuno, per un totale di mezzo punto percentuale.
Secondo però un sondaggio firmato Reuters, il 60% degli analisti prevede un calo complessivo di 50 punti base entro l’anno, mentre il 37% prevede ulteriori tagli per 75 punti.
Prudenza e incognite sul mercato del lavoro
La decisione della Banca Centrale rappresenta soprattutto una risposta alle forti pressioni della Casa Bianca: il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha più volte sollecitato un allentamento rapido per sostenere la crescita economica e alleggerire il peso degli interessi sul debito pubblico.
Nonostante il taglio, la FED vuole mantenere comunque un approccio improntato alla cautela. Nel comunicato ufficiale, il FOMC ha ribadito che continuerà a valutare con attenzione “i dati in arrivo, l’evoluzione delle prospettive e l’equilibrio dei rischi”.
Gli occhi della Banca centrale restano puntati su tre variabili chiave:
- le politiche economiche dell’amministrazione Trump, con dazi e riforme fiscali che potrebbero alterare gli equilibri;
- il mercato del lavoro, che mostra i primi segnali di cedimento, con un aumento delle richieste di disoccupazione;
- l’inflazione, tornata a salire al 2,9% in agosto, sopra l’obiettivo del 2%.
“Possiamo pensare al taglio di oggi come una riduzione di risk-management. La disoccupazione è ancora bassa, ma vediamo dei rischi. Il mercato del lavoro si sta raffreddando“, ha commentato Jerome Powell, presidente della FED.
Resta fermo, in ogni caso, il doppio mandato della FED: sostenere la piena occupazione e riportare l’inflazione al target del 2%. In caso di rischi che ostacolino questi obiettivi, la Banca centrale si dichiara “pronta ad adeguare l’orientamento della politica monetaria, se necessario“.
L’impatto per i possessori di certificati
Per i detentori di certificati di investimento, il contesto che si apre con il nuovo taglio della FED appare ricco di opportunità ma al tempo stesso complesso da decifrare. La fragilità del mercato del lavoro e i timori di un rallentamento più profondo hanno spinto molti investitori verso posizionamenti su debito, nonostante l’inflazione resti elevata e l’impatto dei dazi sulle pressioni sui prezzi rimanga confusionaria.
Secondo le survey di JPMorgan, si registra un incremento delle posizioni lunghe sui Treasury, mentre sul mercato SOFR si osserva un’intensa attività sulle scadenze del 2025. I dati della CFTC confermano inoltre un forte interesse sull’estremità lunga della curva da parte degli asset manager, mentre gli hedge fund rafforzano le posizioni corte sul tratto a 2-10 anni.
In questo scenario, la scelta della FED si traduce in un’opportunità da valutare con estrema attenzione: chi investe in certificati dovrà misurare con precisione la propria esposizione, tenendo conto sia della natura dello strumento posseduto sia delle possibili oscillazioni legate a mercati sempre più volatili.