Google batte il governo USA: scongiurata la cessione di Chrome e Android
Apertura: l’esito che il mercato aspettava
La sfida antitrust tra Google e il Dipartimento di Giustizia statunitense (DoJ) segna un punto decisivo a favore del colosso di Mountain View. Secondo quanto riportato da fonti di stampa, la linea più dura ipotizzata dall’amministrazione americana – che avrebbe potuto costringere Alphabet a cedere i pilastri strategici Chrome e Android – non troverà seguito. La notizia ha immediatamente acceso l’entusiasmo di Wall Street: gli operatori, rassicurati dall’assenza di provvedimenti punitivi, intravedono ora spazio per un nuovo slancio delle azioni Alphabet, già protagoniste di un andamento brillante nelle ultime settimane.
Analisi: perché la minaccia di scorporo era cruciale
Il cuore del contendere: la pubblicità digitale
Il DoJ aveva messo nel mirino l’ecosistema pubblicitario di Google, accusato di presunta posizione dominante nel mercato ad-tech. In un’ipotesi estrema, le autorità avrebbero potuto imporre la vendita di Chrome e Android, le piattaforme che, integrandosi con il motore di ricerca, garantiscono a Google dati e visibilità senza pari. La loro eventuale cessione avrebbe ridisegnato l’intero panorama tecnologico globale, aprendo scenari di forte frammentazione del mercato e riducendo drasticamente il potere negoziale di Alphabet sul fronte advertising.
Le valutazioni degli analisti
Gli esperti citati sottolineano che lo scenario più verosimile resta ora circoscritto a possibili misure correttive sull’attività pubblicitaria, senza intaccare i due asset chiave. Le banche d’affari mantengono una visione costruttiva: la solidità del business search, la crescita del cloud e la rapida espansione dell’intelligenza artificiale generativa continuano a sostenere le prospettive di lungo periodo. Alcuni strategist parlano di un upside a doppia cifra per il titolo, grazie anche a una valutazione ritenuta ancora conveniente rispetto ai fondamentali.
Confronto con il settore
Il verdetto statunitense arriva mentre altri big tech devono fronteggiare pressioni normative simili. Meta, per esempio, resta sotto osservazione sia in Europa sia negli USA per la gestione dei dati personali, mentre Amazon è nel mirino della Federal Trade Commission sul fronte e-commerce. Il caso Google, quindi, rappresenta un precedente importante per l’intero comparto, poiché ridefinisce i limiti d’azione delle autorità senza arrivare a soluzioni drastiche.
Conclusioni: quali implicazioni per Alphabet e per gli investitori
Il mancato obbligo di scorporare Chrome e Android rimuove un elemento di incertezza che gravava sul titolo Alphabet. Con una struttura invariata, la società potrà continuare a integrare hardware, software e servizi, rafforzando le barriere competitive. Sul piano borsistico, la riduzione del rischio regolatorio potrebbe tradursi in un repricing favorevole nelle prossime sedute, sostenuto anche dal riacquisto di azioni proprie e dalla costante crescita dei ricavi cloud. Per gli investitori, il messaggio è chiaro: nonostante la sorveglianza antitrust resti un fattore da monitorare, Google ha dimostrato di saper difendere le sue posizioni chiave, confermando la propria centralità nell’universo tech globale.