Mediobanca, svelato il piano al 2028: utili, dividendi e la variabile Banca Generali
Mediobanca ha tolto i veli alla propria strategia di medio-lungo periodo, delineando obiettivi al 2028 che puntano su crescita degli utili, remunerazione generosa agli azionisti e un deciso rafforzamento dell’area wealth management. Il nuovo piano – accolto positivamente dal mercato – arriva in una fase in cui il sistema bancario italiano, dalla possibile privatizzazione di MPS al consolidamento tra banche private, si prepara a profondi cambiamenti.
Gli obiettivi finanziari: crescita sostenibile e scudo anti-Mps
Il management guidato da Alberto Nagel prevede un utile netto a 1,7 miliardi entro il 2028, con un tasso di crescita medio annuo del 10%. Il ritorno sul capitale tangibile (ROTE) dovrebbe superare il 14%, mentre il Cet1 rimarrà sopra il 14,5%, configurando uno “scudo” patrimoniale in grado di tutelare l’istituto da eventuali shock sistemici, compresi quelli che potrebbero derivare dalle vicende di Monte dei Paschi di Siena. La strategia si fonda su una forte diversificazione delle linee di business e sul minor peso dell’attività di corrispondenza titoli, più volatile.
Focus su ricavi diversificati e patrimonializzazione
Il margine di interesse beneficerà di tassi ancora elevati, ma il piano punta soprattutto all’incremento delle commissioni da consulenza, gestione patrimoniale e investment banking. La riduzione del cost-income ratio al 45% consentirà di liberare oltre 600 milioni di capitale da reinvestire in tecnologia e sostenibilità, due pilastri che la BCE continua a monitorare nei suoi stress test.
La partita del wealth management: perché Banca Generali resta strategica
Il dossier Banca Generali – OPS che sta vivendo di chiaroscuri quest’anno – resta centrale. Secondo le simulazioni di Equita, l’operazione porterebbe a 100 miliardi di masse aggiuntive, spingendo Mediobanca Private Banking fra i primi tre player italiani. Inoltre, l’integrazione rafforzerebbe la marginalità, visto che le commissioni sul risparmio gestito valgono il triplo rispetto al margine d’interesse.
Sinergie e numeri attesi dall’eventuale integrazione
In caso di accordo con il gruppo del Leone, il CET1 di Mediobanca scenderebbe di 120 punti base, rimanendo comunque sopra il 13%. Le sinergie di costo stimate in 150 milioni annui permetterebbero di recuperare l’impatto patrimoniale entro due esercizi, accelerando il break-even operativo.
Dividendi e buyback: premi agli azionisti in linea con le big europee
Il pay-out minimo sarà del 70%, con dividendi in costante aumento e riacquisti di azioni proprie per un valore complessivo di un miliardo tra il 2024 e il 2028. In questo modo Mediobanca si allinea alle politiche di remunerazione di BNP Paribas e Santander, attirando l’interesse dei fondi internazionali.
Conclusioni: un piano che alza l’asticella in attesa delle mosse della concorrenza
Il piano al 2028 rafforza il profilo di redditività e solidità di Mediobanca, preparando l’istituto a cogliere opportunità di M&A in un contesto di consolidamento bancario che vede Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banco BPM già protagoniste. Se l’operazione Banca Generali dovesse concretizzarsi, l’ex boutique di Piazzetta Cuccia potrebbe trasformarsi in un campione europeo della gestione patrimoniale, con ricadute positive su utili, dividendi e valore per gli azionisti. L’attenzione ora si sposta sulle prossime trimestrali e sul dialogo con la BCE, che dovranno confermare la credibilità di un piano ambizioso ma, per molti analisti, finalmente alla portata di Mediobanca.