Allarme debito: lo steepener travolge Treasury, Oat, Gilt e BTP
La settimana si è aperta con una raffica di vendite sui principali mercati obbligazionari globali, un’ondata che ha fatto risuonare l’allerta debito e ha messo sotto pressione Treasury statunitensi, Oat francesi, Gilt britannici e perfino i BTP italiani. Il driver è un mix di fattori: incremento dell’offerta di titoli di Stato, aspettative di tassi “più alti per più tempo” e timori sulla sostenibilità fiscale in diverse aree geografiche. Il risultato è stato un forte movimento di bear steepening, con i rendimenti di lungo termine saliti più rapidamente di quelli di breve e curve tornate a inclinarsi dopo mesi di appiattimento.
Il mix esplosivo che ha innescato il sell off
Gli operatori citano innanzitutto la comunicazione del Tesoro USA sull’aumento delle emissioni, intervenuta a poche ore dal taglio del rating sovrano da parte di Fitch. La combinazione di maggiore offerta e minore merito creditizio percepito ha spinto gli investitori a chiedere premi più elevati, facendo balzare il rendimento del decennale oltre la soglia psicologica del 4 per cento. A catena si sono mosse le altre curve governative europee: l’Oat ha risentito delle perplessità sulle finanze francesi dopo i recenti richiami di Bruxelles, mentre il Gilt è rimasto prigioniero di un’inflazione core ancora ostinata, che costringe la Bank of England a un inasprimento prolungato. Anche i BTP, seppure sostenuti dagli acquisti reinvestiti di Bce e Banca d’Italia, hanno ceduto terreno, mostrando la consueta sensibilità al rischio Paese.
La dinamica dello steepener e le ripercussioni sui diversi benchmark
La peculiarità di questa correzione sta proprio nello steepener: finora il mercato aveva vissuto di inversione curve, sintomo di recessione in arrivo; ora, invece, le scadenze lunghe anticipano reflazione, debito crescente e il venir meno di alcuni backstop monetari. Negli Stati Uniti il differenziale tra due e dieci anni si è ridotto pur restando negativo, segnalando che la pressione si è trasferita sulla parte lunga. In Francia e Regno Unito la pendenza è tornata positiva, riflettendo attese di tassi terminali più elevati. Per l’Italia il fenomeno è amplificato dal maggiore stock di debito e da un rapporto deficit/Pil che il governo punta a contenere attraverso privatizzazioni, come confermato dai recenti dossier su Poste e Ferrovie.
Implicazioni per investitori e politica monetaria
Per i gestori l’evento suona come un campanello d’allarme: duration elevate tornano rischiose e il rischio credito sovrano riemerge come tematica primaria. Sul fronte banche centrali, la Federal Reserve mantiene l’opzione di un altro rialzo, mentre l’Eurotower conferma l’approccio “meeting by meeting”, monitorando la trasmissione della stretta all’economia reale.
Conclusioni
Il repentino bear steepening ricorda che la tregua estiva sui bond era fragile. Finché cresceranno offerta di titoli, divergenze fiscali e incertezza sui tassi terminali, la volatilità resterà elevata e i mercati azionari continueranno a guardare con apprensione a ogni scossone sul fronte del debito sovrano.