Messina archivia il Risiko bancario: Intesa Sanpaolo punta sulla crescita organica
Carlo Messina spegne i riflettori sul Risiko bancario italiano. Il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, intervenuto al Salone del Risparmio, ha definito «da Far West» le indiscrezioni su possibili acquisizioni, precisando che il gruppo non intende partecipare a nuove partite di consolidamento e che le partecipazioni in Mediobanca e Generali restano puramente finanziarie.
Le quote in Mediobanca e Generali spiegate da Messina
«Abbiamo appena lo 0,9% di Mediobanca e l’1% di Generali, investimenti liquidabili in un click», ha ricordato l’ad, respingendo le voci di un ritorno di fiamma sul Leone di Trieste dopo il tentativo di opa del 2020. Secondo Messina, il posizionamento serve a diversificare la tesoreria, sfruttando dividendi elevati senza alterare gli equilibri di governance.
In parallelo, Intesa Sanpaolo ha ridotto a meno dell’1% la quota in Nexi, confermando la strategia di portafoglio tattico su blue chip italiane. Le cessioni si inseriscono in un contesto di forte generazione di utile: nel primo trimestre 2024 l’istituto ha registrato un risultato netto di 2,3 miliardi, beneficiando del rialzo dei tassi e dell’espansione del margine di interesse oltre le attese di mercato.
Scenario competitivo: cosa accade in Piazza Affari
La presa di posizione di Messina arriva mentre a Piazza Affari il tema del consolidamento resta caldo. Banco BPM continua a essere al centro di speculazioni, dopo che Crédit Agricole ha portato la sua partecipazione al 10%, riaprendo il dossier di una possibile opa. Unicredit, dal canto suo, ha dichiarato di non voler «pagare multipli da bolla», preferendo buyback record. Sul fronte bancassicurativo, Mediobanca presenterà il nuovo piano 2026 il 24 maggio, mentre Generali ha confermato l’obiettivo di utile operativo fra 8,7 e 9,8 miliardi al 2024.
Gli altri dossier di consolidamento
Restano aperti anche i dossier su Bper e Mps. Il Tesoro, azionista di controllo della banca senese con il 39%, deve scendere sotto il 25% entro la fine dell’anno per rispettare i patti con Bruxelles. Secondo fonti di stampa, tra i potenziali partner ci sarebbero proprio Bper e Unicredit, ma l’assenza di Intesa riduce la pressione competitiva e potrebbe favorire soluzioni di mercato più ordinarie.
Conclusioni
La strategia di Intesa Sanpaolo, imperniata su digitalizzazione, wealth management e sostenibilità, sembra quindi disallinearsi dalla narrativa del risiko. Messina punta a distribuire 22 miliardi di dividendi cumulati entro il 2026 e a completare il buyback da 1,7 miliardi già autorizzato da Bce. In un contesto di tassi elevati e volatilità regolatoria, il messaggio è chiaro: meglio capitalizzare l’attuale vantaggio dimensionale che inseguire operazioni rischiose, lasciando ad altri la caccia alle prede sulla scacchiera bancaria nazionale odierna.