MPS vara l’aumento di capitale legato all’OPS di Mediobanca
Il via libera del CDA apre la strada alla mossa di Piazzetta Cuccia
Monte dei Paschi di Siena, ha approvato un aumento di capitale riservato, funzionale all’offerta pubblica di scambio in corso sulla banca di piazzetta Cuccia. L’operazione punta a creare le condizioni tecniche per un’accelerazione del consolidamento bancario italiano.
Le ragioni strategiche dietro l’operazione
MPS ha appena chiuso il primo trimestre 2024 con un utile di 514 milioni e un CET1 al 16,3 per cento, dati che rafforzano l’appeal del gruppo dopo la ricapitalizzazione da 2,5 miliardi dello scorso anno. Mediobanca, invece, nel piano 2023-2026 ha promesso 3,7 miliardi tra dividendi e buy-back e vuole espandere il wealth management. Incorporare la rete retail di Rocca Salimbeni consentirebbe sinergie di funding e maggiori ricavi da commissioni, riducendo la dipendenza dal business assicurativo legato a Generali.
Reazioni del mercato e nodi regolamentari
Alla notizia il titolo MPS è salito del 2,4 per cento, mentre Mediobanca ha guadagnato oltre un punto. Restano però i passaggi obbligati: il vaglio dell’Antitrust, il nulla osta della Banca centrale europea e, non ultimo, l’accordo con Bruxelles sulla dismissione della quota statale entro fine 2024. I precedenti colloqui falliti con UniCredit mostrano come l’esame degli organi di vigilanza possa ribaltare scenari dati per scontati.
Dividendi come carta di negoziazione
Secondo fonti di mercato, Piazzetta Cuccia affiancherà all’OPS una politica di distribuzione più generosa, sfruttando l’eccesso di capitale per proporre un concambio inclusivo di dividendi futuri. Analisti di Equita e Berenberg ritengono che un premio del 15-20 per cento rispetto ai corsi di Borsa potrebbe convincere gli azionisti retail, oggi oltre il 30 per cento del capitale MPS.
Conclusioni: un nuovo equilibrio nel credito italiano
Se l’operazione andrà a buon fine, Mediobanca otterrà una rete da quattro milioni di clienti e MPS controllerà un player industriale capace di completarne il rilancio. In un contesto di tassi elevati e di pressioni concorrenziali sul risparmio gestito, l’operazione potrebbe diventare il catalizzatore di una nuova fase di fusioni, avvicinando il settore italiano ai modelli concentrati francesi e spagnoli. Il semaforo verde del CDA rappresenta solo il primo passo: ora la parola passa alle autorità di vigilanza e, soprattutto, al mercato.