Caltagirone sfiora il dieci per cento in Mediobanca e Lovaglio annuncia la strategia MPS
Nuova scalata sull’asse Roma Milano
L’ingegnere Francesco Gaetano Caltagirone ha portato la propria partecipazione in Mediobanca al 9,99 per cento, consolidandosi come secondo socio dietro a Delfin. La mossa, comunicata nelle ultime ore da Piazzetta Cuccia, arriva in un momento di profondo rimescolamento degli assetti azionari della holding milanese, già oggetto di attenzione per la recente uscita di Leonardo Del Vecchio jr dal consiglio di amministrazione. Il nuovo pacchetto di Caltagirone rafforza il suo peso negoziale in vista del rinnovo del board previsto per ottobre, quando l’amministratore delegato Alberto Nagel cercherà la conferma del mandato triennale.
Il ruolo di Caltagirone in Piazzetta Cuccia
L’imprenditore romano, reduce dalla lunga battaglia su Generali, appare intenzionato a incidere sulla governance di Mediobanca puntando a un consiglio più rappresentativo dei grandi soci industriali. Secondo analisti di Equita e Intesa Sanpaolo, il quasi dieci per cento offre al gruppo Caltagirone una golden share di fatto sulle decisioni strategiche, dai dividendi alle eventuali operazioni di mercato. Il mercato, pur premiando la progressiva riduzione del rischio di takeover ostile, resta in attesa di conoscere l’eventuale lista alternativa che l’azionista potrebbe presentare per il board.
Lovaglio e il piano di Siena
Parallelamente, l’amministratore delegato di Banca Monte dei Paschi di Siena, Luigi Lovaglio, ha dichiarato che MPS intende arrivare a detenere fino al 6,67 per cento di Mediobanca, quota che corrisponde alla partecipazione storica posseduta da Piazzetta Cuccia nella banca toscana. Lovaglio vede nell’operazione un riequilibrio strategico all’interno del sistema bancario nazionale, oltre a un possibile ponte per future sinergie commerciali su gestione patrimoniale e credito al consumo. Il manager ha escluso operazioni diluitive per gli azionisti MPS, puntando su utili e cassa generata dal core business.
Scenari e reazioni di mercato
Gli operatori di Piazza Affari hanno accolto con moderato ottimismo la doppia notizia: il titolo Mediobanca ha guadagnato l’1,2 per cento, mentre MPS si è mosso in territorio positivo dopo il rally seguito ai risultati trimestrali migliori delle attese. Fitch ha confermato il rating BBB di Mediobanca, sottolineando la solidità patrimoniale, mentre ha alzato l’outlook di MPS a stabile grazie ai progressi sul fronte Npl.
Prospettive di governance
Il crescente attivismo degli azionisti industriali potrebbe spingere Mediobanca a rivedere la propria politica di dividendi e a valutare acquisizioni mirate nel wealth management, settore in cui Caltagirone ha interessi complementari. Per MPS, l’ingresso in Mediobanca rappresenta anche un deterrente a eventuali pressioni per una fusione immediata con banche di medie dimensioni, tema tornato d’attualità dopo le indiscrezioni su un asse con Banco BPM.
Impatto sulle quotazioni
Broker internazionali come Barclays ritengono che la maggiore stabilità dell’azionariato di Mediobanca possa ridurre lo sconto sul patrimonio tangibile, attualmente al 15 per cento. Su MPS, invece, il consensus resta cauto a causa degli elevati requisiti di capitale imposti dalla Bce, anche se il ritorno al dividendo previsto per il 2025 sostenuto da utili in crescita potrebbe fungere da catalizzatore.
Conclusioni
L’operazione Caltagirone, unita all’interesse dichiarato di Lovaglio, disegna un inedito triangolo fra Mediobanca, Generali e MPS che potrebbe ridefinire i rapporti di forza nella finanza tricolore. Se Nagel riuscirà a trovare un compromesso con i nuovi soci, il gruppo milanese potrà accelerare sul piano industriale senza shock di governance. Per Siena, la partecipazione in Mediobanca offre un’opzione di lungo periodo che, se gestita con disciplina, potrebbe trasformarsi in un asset strategico capace di attenuare la volatilità tipica del titolo MPS. Le prossime assemblee dei soci diranno se la finanza italiana si avvia verso una stagione di maggiore stabilità oppure verso nuovi round di competizione per il controllo dei suoi storici centri di potere. Resta tuttavia un nodo importante, e cioè il comprendereperò perché con il concambio, rettificato dall’erogazione del dividendo un azionista che ha un’azione Mediobanca ad un corso di mercato di circa 19,8 (ora in cui viene scritto questo articolo), dovrebbe scambiarla con 2,53 azioni MPS a 7,27€, cioè 18,39€ rimettendoci circa 1,5 euro ad azione. Da cosa nasce questa fiducia totalmente decorrelata dalla matematica di base?