Nvidia, la vendita di chip AI alla Cina torna sotto i riflettori di Wall Street
Nei corridoi della Silicon Valley e nelle sale operative di Manhattan si torna a parlare di Nvidia. Il colosso dei semiconduttori è di nuovo al centro dell’attenzione dopo le indiscrezioni, rilanciate da Finanza.com, su possibili nuove restrizioni statunitensi all’export di chip per l’intelligenza artificiale verso la Cina. Il titolo, reduce da un rally record nel 2023 grazie alla corsa all’AI generativa, oscilla ora tra timori geopolitici e attese di nuovi driver di crescita.
Il contesto geopolitico riaccende la volatilità
Le regole di Washington sulle GPU avanzate
Secondo le fonti citate, l’amministrazione Biden starebbe valutando di stringere ulteriormente le maglie sull’hardware AI destinato a Pechino, colpendo in particolare i modelli A800 e H800 progettati ad hoc da Nvidia per aggirare i limiti varati nell’ottobre 2022. Un inasprimento frenerebbe un mercato che vale circa il 20% delle entrate data-center del gruppo, pur non intaccando la domanda occidentale per il top di gamma H100, cuore dei supercomputer di OpenAI, Microsoft e Amazon Web Services.
La reazione del mercato
Nella seduta di ieri il titolo Nvidia ha chiuso in calo dell’1,8%, salvo recuperare terreno in after-hours grazie a ricoperture tecniche. Il Nasdaq nel complesso è rimasto debole, penalizzato anche dalle vendite su AMD, che presenterà a dicembre la GPU MI300 in aperta concorrenza con la H100.
Analisi: gli effetti a catena sull’industria dei semiconduttori
Supply chain sotto pressione
Un eventuale stop alle forniture verso la Cina rischia di rallentare i piani di espansione di colossi locali come Alibaba e Tencent, pronti a potenziare i propri data center con soluzioni Nvidia. Al contempo, TSMC — principale fonderia del gruppo statunitense — dovrebbe ritarare i volumi produttivi, con possibili vantaggi competitivi per Samsung Foundry e per Intel Foundry Services, recentemente rilanciata dal CEO Pat Gelsinger.
Concorrenza interna ed esterna
Apple ha da poco annunciato i processori M3, basati su tecnologia a 3 nanometri, puntando sull’integrazione verticale più che su GPU dedicate; tuttavia, un quadro regolatorio restrittivo potrebbe spingere Cupertino a diversificare i fornitori di componenti AI. Parallelamente, start-up come Graphcore e Cerebras tentano di intercettare ordini cancellati in Asia, sebbene il gap prestazionale con Nvidia resti elevato.
Conclusioni: Nvidiaritorna, ma la partita resta aperta
La narrativa di “Nvidiaritorna” non è solo slogan: l’azienda continua a dominare le metriche di potenza ed efficienza nel calcolo AI, elemento che le ha permesso di superare i 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione lo scorso giugno. Tuttavia, l’esposizione al mercato cinese — stimata tra il 20 e il 25% dei ricavi totali — rende il titolo sensibile a ogni sviluppo diplomatico. Se da un lato i nuovi pacchetti regolatori potrebbero comprimere il fatturato di breve periodo, dall’altro le esigenze di training e inference nei cloud occidentali restano in forte espansione. Gli analisti di Morgan Stanley mantengono così un giudizio “overweight”, con target a 650 dollari, confidando che la domanda interna compensi la frenata asiatica. In definitiva, Nvidia ritorna davvero: ma stavolta dovrà dimostrare di saper crescere anche in un’arena globale sempre più frammentata.