Secondo tempo del risiko bancario: dopo Mps e Mediobanca in arrivo nuove mosse
La prima ondata di consolidamento, culminata con la cessione di una quota di Monte dei Paschi di Siena da parte del Tesoro e con il rinnovo del board di Mediobanca, ha riacceso il dibattito sul risiko bancario italiano. Secondo quanto analizzato da Adnkronos, il settore si prepara a un secondo tempo che potrebbe ridefinire gli equilibri del credito nazionale.
La situazione dopo i primi dossier
Lo snellimento della presenza pubblica in Mps segna una tappa cruciale: il Tesoro ha l’obiettivo di uscire integralmente dal capitale entro il 2024, rispettando gli impegni presi con Bruxelles. Parallelamente, il rinnovo dei vertici di Mediobanca, conclusosi con la riconferma dell’amministratore delegato Alberto Nagel, ha chiarito la governance dell’istituto e aperto la strada a eventuali nuovi dossier. Con questi due capitoli quasi archiviati, l’attenzione degli operatori si sposta ora sulle banche di medie dimensioni, ritenute il terreno di gioco più probabile per le prossime aggregazioni.
I protagonisti potenziali della nuova ondata
Secondo l’analisi di Adnkronos, in prima fila c’è Bper Banca, reduce dall’integrazione di Carige e sostenuta dal principale azionista Unipol. Nel radar degli osservatori compare anche Banco Bpm, considerato l’ultimo grande gruppo indipendente in grado di fungere sia da preda sia da predatore. Resta poi il dossier Popolare di Sondrio, che dopo la trasformazione in società per azioni potrebbe valutare alleanze mirate. L’interesse degli istituti stranieri, a partire dalla francese Crédit Agricole, continua a rappresentare una variabile non trascurabile e potrebbe imprimere ulteriore dinamismo al mercato.
Il ruolo del mercato e delle autorità
L’andamento dei titoli bancari a Piazza Affari resta il principale indicatore delle aspettative del mercato. Nelle ultime settimane, i volumi registrati su Bper e Banco Bpm sono aumentati, segno che gli investitori scontano possibili operazioni straordinarie. Sullo sfondo, la Banca Centrale Europea mantiene alta l’attenzione sulla patrimonializzazione degli istituti, mentre il Governo osserva con interesse, consapevole che eventuali aggregazioni potrebbero favorire la competitività del sistema e la trasmissione della politica monetaria.
Conclusioni
Il secondo tempo del risiko bancario italiano si annuncia ricco di variabili ma anche di opportunità. Con il capitolo Mps quasi chiuso e la governance di Mediobanca stabilizzata, il terreno è pronto per nuovi negoziati. L’elevata liquidità accumulata dagli istituti, unita alle sinergie di costo che le fusioni potrebbero generare, rende plausibile un’accelerazione già nei primi mesi del 2024. Gli analisti citati da Adnkronos concordano: a fare la differenza sarà la capacità delle banche medio-grandi di presentarsi sul mercato con bilanci solidi e piani industriali credibili. Per gli azionisti, si apre una fase in cui volatilità e opportunità andranno di pari passo, mentre per il sistema-Paese l’obiettivo resta quello di creare campioni nazionali in grado di affrontare la concorrenza europea. Resta inoltre da capire se tra i possibili attori compariranno nuove partnership con fintech o fondi di private equity, pronti a sostenere eventuali aumenti di capitale.