Tim, i fondi bocciano il cambio di governance ma il gruppo rilancia: ecco cosa cambia
Telecom Italia torna al centro dell’attenzione finanziaria dopo che i principali fondi azionisti hanno votato contro la proposta di revisione dello statuto societario, concepita dal presidente Salvatore Rossi per snellire il processo decisionale in vista del closing sulla rete fissa. Nonostante la bocciatura, il consiglio di amministrazione ha approvato un ampliamento del perimetro di NetCo, includendo Sparkle e altre attività wholesale internazionali, con l’obiettivo di massimizzare la valutazione nella trattativa con KKR. Il titolo, nelle prime battute di Borsa, ha registrato volatilità ma è poi tornato in area 0,25 euro, in linea con l’andamento del FTSE Mib.
Il verdetto dei fondi e le reazioni del mercato
Il no dei fondi – che insieme rappresentano circa il 14 % del capitale – si è concentrato sui poteri speciali che il nuovo statuto avrebbe conferito al presidente, riducendo il peso del board nelle decisioni strategiche. Tra i contrari figurano AllianceBernstein, Norges Bank e Loomis Sayles. Vivendi, primo azionista con il 23,8 %, ha preferito astenersi, mantenendo la linea attendista in attesa dell’esito finale della cessione della rete. Gli analisti di Equita evidenziano che la governance rimane “un tema sensibile” ma non dovrebbe rallentare il closing con KKR previsto entro l’estate, dopo il via libera di Roma e, più di recente, il nulla osta preliminare della Commissione europea.
I nodi della governance e il dossier NetCo
L’ampliamento di NetCo era stato anticipato al mercato a fine dicembre, ma il board ha formalizzato ora l’estensione a Sparkle, asset strategico su cui il MEF vanta un golden power. L’operazione, stimata 22 miliardi di euro including debt, consentirebbe a Tim di ridurre drasticamente il leverage, oggi superiore alle 4,5 volte l’Ebitda, e di concentrarsi su servizi a più alto margine. Resta però da sciogliere il nodo governance post-deal: i fondi chiedono l’introduzione di un lead independent director forte e di comitati completamente indipendenti. Fonti vicine a KKR parlano di “dialogo costruttivo”, ma l’incertezza spinge Moody’s a mantenere il rating Ba3 sotto osservazione per possibili sviluppi negativi.
Scenari futuri e impatti sul settore TLC
Il riassetto di Tim avviene mentre il settore TLC vive un’accelerazione dei processi di consolidamento: Vodafone è in trattativa esclusiva per cedere le attività italiane a Swisscom, mentre Iliad e Fastweb studiano sinergie sulla fibra. L’eventuale nascita di NetCo sotto il controllo di KKR, con una quota di minoranza del Tesoro, aprirebbe la strada a un modello infrastrutturale unico, in concorrenza diretta con Open Fiber, controllata da Cdp e Macquarie. L’Autorità Antitrust europea monitora con attenzione il rischio di concentrazioni eccessive nei servizi wholesale.
Conclusioni
Lo stop dei fondi non blocca la trasformazione di Tim, che anzi rafforza la dote da offrire a KKR. Tuttavia la battaglia per una governance più equilibrata resta aperta e potrebbe riaccendersi alla prossima assemblea di bilancio. Se il closing su NetCo andrà in porto nei tempi previsti, Tim ridurrà il debito e potrà rilanciare la strategia su cloud, cybersecurity e 5G business, ma la trasparenza nella gestione sarà il vero banco di prova per riconquistare la fiducia dei mercati.