UniCredit accelera sui conti 2025 e resta uno degli attori principali del risiko bancario italiano
Il primo trimestre 2025 di UniCredit ha superato di slancio le stime degli analisti: l’utile netto si è attestato a 2,8 miliardi di euro, massimo storico per il gruppo guidato da Andrea Orcel, mentre le commissioni nette sono salite a 2,3 miliardi. Il management ha così alzato la guidance sull’esercizio in corso, beneficiando di costi sotto controllo e di una qualità del credito giudicata «solida».
Una strategia mirata alle operazioni “che creano valore”
Nonostante la performance record, Orcel ha ribadito un approccio “selettivo” alle fusioni: l’M&A verrà perseguito solo se in grado di rafforzare il business stand-alone della banca. La posizione è maturata dopo mesi di dossier aperti: dal raffreddamento sull’acquisto di Banco BPM – rallentato dalle condizioni fissate dal Tesoro – alla progressiva salita in Commerzbank (oggi al 29 %) che ha trovato la resistenza dell’autorità bancaria tedesca.
Il contesto: consolidamento in Italia ed Europa
Gli ultimi report confermano che il 2025 sarà l’anno delle aggregazioni in Italia: UniCredit-BPM, le mosse difensive di BPER, il riassetto di MPS e l’offerta di BPM su Anima sono solo i fronti più caldi. Sullo sfondo, la Bce incoraggia integrazioni transfrontaliere per rafforzare redditività e capitale, in un’Europa in cui i margini da tassi elevati iniziano a comprimersi.
I numeri che sostengono la campagna di acquisizioni
La posizione patrimoniale di UniCredit è tra le più robuste del sistema: CET1 al 16,2 % e generazione di capitale organico che, secondo l’ultimo piano “UniCredit Unlocked”, può finanziare dividendi e buy-back senza sacrificare la crescita. Nelle slide di bilancio, il focus è chiaro: “allocare capitale in operazioni a ritorno immediato e rischio controllato”. Uno statement che lascia porte aperte a dossier mirati, specie se il consolidamento domestico dovesse accelerare per pressioni concorrenziali e digitali.
Rischi regolatori e timing di mercato
Il nodo resta la regolamentazione. Roma valuta con attenzione qualsiasi aggregazione che coinvolga asset strategici, mentre Berlino ha già frenato su Commerzbank. Inoltre, il rialzo dei tassi ha migliorato i conti delle banche, alzando i multipli di valutazione: un compratore oggi paga di più rispetto al 2022 per lo stesso target. UniCredit dovrà quindi bilanciare l’effetto sinergie con il rischio di pagare premi eccessivi proprio nel picco del ciclo tassi.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi
Gli analisti di S&P Global vedono il settore italiano in forte trasformazione: chi disporrà di capitali e governance snella potrà “scegliere” le prede migliori, mentre gli istituti più piccoli rischiano di restare marginali o di fondersi tra loro. UniCredit, forte di risultati record e di una pipeline di capitale ancora inespressa, si candida a playmaker, come dimostra la recente OPS su BPM: da un lato minaccia concorrenti domestici, dall’altro guarda a operazioni cross-border per diversificare ricavi e funding.
Una riflessione per il lettore
L’exploit degli utili è il carburante che alimenta l’ambizione di Orcel, ma la partita si gioca su un terreno regolato dalla politica e dai cicli macro. Se UniCredit saprà coniugare disciplina nell’M&A e ritorni ai soci, la stagione del risiko potrebbe trasformarsi in un vantaggio strategico duraturo. In caso contrario, il rischio è di replicare la storia di accrescimento “a tutti i costi” che in passato ha appesantito i bilanci del settore. Quale modello prevarrà? La risposta influenzerà non solo la leadership del gruppo, ma l’intero equilibrio bancario del Paese.