Fusione UniCredit-Banco BPM, atteso un via libera condizionato: il doppio verdetto che può ridisegnare il credito italiano
L’attesa del mercato e i possibili scenari regolamentari
Tra oggi e le prossime settimane il dossier UniCredit-Banco BPM torna sotto i riflettori. Secondo quanto trapelato, la Banca Centrale Europea e l’Antitrust italiano sarebbero pronte a pronunciarsi sul progetto di integrazione commerciale fra i due istituti, ipotesi che circola da mesi a Piazza Affari. Gli operatori scommettono su un “via libera condizionato”: in altre parole, l’operazione riceverebbe un benestare preliminare, ma subordinato a cessioni di sportelli nelle aree con maggiore concentrazione di quote di mercato, in particolare Lombardia e Veneto.
Il ruolo dell’Antitrust e della BCE
Per l’Autorità Garante della Concorrenza la nuova entità supererebbe localmente il 25 % dei prestiti alle famiglie, soglia considerata critica. La BCE, dal canto suo, valuterà l’impatto sul capitale regolamentare del gruppo risultante: UniCredit chiuderebbe con un CET1 pro-forma superiore al 13 %, grazie al consolidato stato patrimoniale. Banco BPM, invece, beneficerebbe dell’ancora robusta liquidità UniCredit e di sinergie di costo stimate in oltre 1,2 miliardi annui.
Analisi delle sinergie industriali e dell’impatto su Piazza Affari
L’operazione, se confermata, porterebbe a un player da oltre 13 milioni di clienti, 150 mld di crediti e più di 3mld di utile netto aggregato, rendendo l’Italia più vicina ai modelli consolidati di consolidamento visti in Spagna e Francia. Gli analisti di Equita e Mediobanca Securities ritengono che la fusione possa generare un effetto EPS accrescitivo fra il 7 e il 9 % entro il 2025, grazie a razionalizzazioni IT, chiusura di quasi 800 filiali e maggiore potere negoziale sui servizi di pagamento.
Le ultime trimestrali e i piani di buyback
UniCredit, guidata da Andrea Orcel, ha archiviato il primo trimestre con utile record di 2,6 mld di euro e ha avviato la seconda tranche di buyback per 3,34 mld. Banco BPM, fresca di accordo assicurativo con Covea, ha migliorato la guidance 2023 dopo un utile trimestrale di 859 mln. Questi numeri rafforzano la capacità di entrambe le banche di affrontare un M&A su larga scala, mentre resta sullo sfondo la presenza di Crédit Agricole con il 9,2 % di Banco BPM, fattore che potrebbe complicare la governance del nuovo gruppo.
Conclusioni: opportunità e rischi per investitori e sistema bancario
Un via libera condizionato aprirebbe la fase negoziale finale, con possibile annuncio entro l’estate. Per gli investitori, il merger offre potenziale creazione di valore ma anche rischi d’esecuzione, dalla migrazione IT alla gestione di 90 mila dipendenti. Per il sistema bancario italiano rappresenterebbe il primo vero passo verso il consolidamento domestico auspicato dalla BCE, in grado di migliorare la competitività europea del settore. Tuttavia l’attenzione del regolatore su occupazione e accesso al credito nelle aree servite resterà alta: solo l’equilibrio fra efficienza e tutela del territorio garantirà il successo di un’operazione che può cambiare il volto della finanza italiana.