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Investismart > News > Finanza > Unicredit rinuncia al ricorso al TAR sull’utilizzo del Golden Power
FinanzaItalia

Unicredit rinuncia al ricorso al TAR sull’utilizzo del Golden Power

Last updated: 04/06/2025 1:56 pm
Redazione
Published: 04/06/2025
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Unicredit ritira il ricorso al TAR sul golden power di Banco BPM

Nella serata di ieri Unicredit ha comunicato di avere rinunciato al ricorso presentato presso il Tribunale Amministrativo Regionale contro il decreto di esercizio dei poteri speciali golden power che il governo aveva applicato all’ingresso dell’istituto nel capitale di Banco BPM. La decisione chiude una vicenda aperta nell’autunno scorso, quando la banca guidata da Andrea Orcel aveva acquisito una partecipazione superiore al cinque per cento della concorrente, mossa che aveva spinto Palazzo Chigi a vincolare l’operazione per motivi di interesse nazionale.

Il contesto della rinuncia e il ruolo di Andrea Orcel

Con la revoca del ricorso Unicredit accetta in via definitiva le condizioni imposte dal decreto, che prevedono limiti all’accesso a informazioni sensibili e il divieto di influenzare le politiche industriali di Banco BPM. Fonti vicine al dossier spiegano che la banca di piazza Gae Aulenti non considera più strategico un rapido incremento della quota, preferendo concentrare capitali ed energie sul piano industriale Team 23. Il cambio di passo arriva pochi giorni dopo i risultati trimestrali che hanno mostrato un utile netto di 2,6 miliardi e hanno consentito di innalzare il buyback complessivo a 3,1 miliardi, record per il settore domestico.

Implicazioni per la strategia di Unicredit e per il settore bancario italiano

La scelta di congelare l’esposizione su Banco BPM riduce il rischio di attriti con il governo in un momento in cui il Tesoro sta valutando l’ulteriore dismissione di quote in MPS. Unicredit tutela così la propria flessibilità in vista di future occasioni di crescita, non escludendo dossier oltreconfine come quelli in Europa orientale dove la banca ha già una presenza consolidata. Per il sistema bancario italiano la vicenda rappresenta un precedente: l’esercizio del golden power su un’operazione tra soggetti privati conferma la volontà dell’esecutivo di monitorare il consolidamento interno, soprattutto quando coinvolge attori di rilevanza sistemica.

Reazioni di mercato e precedenti operazioni

In apertura di seduta il titolo Unicredit ha registrato un lieve rialzo, sostenuto dalla chiarezza regolamentare e dalla prospettiva di maggiori distribuzioni agli azionisti. Banco BPM, invece, ha mostrato volatilità contenuta: gli investitori vedono ora sfumare l’ipotesi di una fusione a breve ma apprezzano la minore incertezza politica. Ricordiamo che l’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha recentemente stretto un accordo con Crédit Agricole sulla bancassurance e sta trattando la cessione di crediti deteriorati da due miliardi, segnali di un percorso autonomo che potrebbe proseguire senza alleanze difensive.

Confronto con altre iniziative di consolidamento in Europa

A differenza di quanto avvenuto in Spagna con la fusione fra CaixaBank e Bankia o in Germania con l’integrazione Commerzbank Deutsche Bank poi abortita, il mercato italiano rimane frammentato. Lo stop implicito al disegno di Unicredit evidenzia un approccio istituzionale più prudente verso concentrazioni di grande dimensione. Al contempo Bruxelles incoraggia operazioni transfrontaliere per creare campioni paneuropei, linea che potrebbe tornare d’attualità per Orcel se opportunità approvate dalle autorità locali si presentassero nei prossimi trimestri.

Conclusioni e prospettive

La rinuncia di Unicredit al ricorso chiude un capitolo giudiziario che rischiava di protrarsi a lungo e consentirà all’istituto di focalizzarsi sulla creazione di valore organico e sulla generosa politica di remunerazione. Banco BPM guadagna tempo prezioso per rafforzare patrimonializzazione ed efficienza, fattori decisivi in vista di eventuali scenari di consolidamento futuri. Il governo, infine, consolida la propria linea di difesa degli asset strategici e manda al mercato un messaggio di attenzione alle mosse che possono alterare gli equilibri competitivi. In un contesto di tassi elevati e profitti record la partita per la leadership bancaria italiana resta aperta, ma con regole del gioco ora più chiare per tutti gli attori coinvolti.

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